IL (TERZO) PARADISO NON E’ LONTANO

Una collisione silenziosa avviene ogni giorno, tra umanità e natura, una costante in cui, all’alba dei tempi l’uomo cercava, per sopravvivere, di difendersi dalla natura, oggi per lo stesso motivo deve difenderla.

Michelangelo Pistoletto, “guerrigliero”* dell’arte povera, elabora il pensiero dell’inclusione dell’umanità nel mondo, partendo da una base scientifica e razionale, semplice come il segno matematico dell’infinito. Con una linea continua traccia, con la grande naturalezza di chi ha sempre scritto una lettera dell’alfabeto, questo simbolo a tre occhielli.  Ne ha aggiunto uno, maggiore, alla congiunzione dei due canonici. Il primo cerchio, il primo paradiso, è la natura, perfetta e incorrotta. Tutto a destra il secondo paradiso, quello creato dall’uomo in cerca di ordine, è l’ingegno umano, artefice però del degrado del primo eden. Tra i due un ovale più grande rappresenta la condizione ideale nella quale uomo e natura possano coesistere in armonia, un utopia non troppo impossibile: è il cerchio del NOI e dell’adesso, affiancato dagli insiemi del tu e dell’io. Una filosofia semplice e aggregante che fa riflettere sulla superficialità di chi non rispetta né l’ambiente né l’essere umano.

L’idea del Terzo Paradiso viene presentata durante l’esposizione del 2005 intitolata L’isola interiore: l’arte della sopravvivenza, curata da Achille Bonito Oliva, alla quale Pistoletto partecipa estrinsecando il delicato equilibrio di coesistenza sulla terra in un unico segno. Ha regalato a tutti i terrestri un ideogramma comprensibile in ogni lingua come memento della responsabilità che abbiamo in quanto abitanti di questo pianeta e senzienti. Concetto semplicemente complicato, adottato, promosso e sostenuto anche da artisti a diretto contatto con il pubblico come Gianna Nannini e i Subsonica.

Da allora in tutto il mondo è diventato icona di richiamo per la ricerca della via migliore per la coabitazione del pianeta, un rimprovero e un invito al pensiero. Un messaggio semplice ed efficace che si è diffuso rapidamente in ognuno di quei luoghi simbolo di sapienza, emergenza, cultura o crisi, attirando l’attenzione dei locali e del mondo. Ovunque venga rappresentata, la linea continua sinuosa si intreccia invariata, a cambiare sono i materiali e le dimensioni: alle Terme di Caracalla la tracciano dei frammenti archeologici, a Ventimiglia delle rocce, nel bosco di Assisi assume le connotazioni di un’opera di land art.

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L’ ultima di queste installazioni è stata inaugurata l’8 giugno in coincidenza la giornata mondiale degli oceani, perché proprio dal mare proviene la materia prima con la quale è stata realizzata, plastica. L’inquinamento dei mari è un’emergenza crescente, alla quale si sta cercando un rimedio solo ora (forse troppo tardi). Al molo di Levante di Catania, su di una piattaforma galleggiante di circa 800 mq, 2000 Kg di plastica sono state accuratamente posizionate in 500 ore di lavoro tracciando una curva di 30 metri. Come ogni installazione di questo genere, si tratta di un opera collettiva, composta dalle mani di Martina, Samuele, Mattia e Silvia, studenti dell’Accademia di Belle Arti, e completata dal maestro durante la cerimonia di presentazione dell’opera. La Fondazione Oelle, promotrice ed organizzatrice dell’evento, ha opportunamente invitato a partecipare anche Legambiente per sensibilizzare gli astanti ed invitarli alla partecipazione attiva.

Tutto perfetto e meraviglioso, ma adesso vi racconto la mia esperienza:

Mi sveglio alle 6 del mattino (immane sacrificio per una portatrice sana di sonno perenne). Corro alla stazione, il treno è alle 7:26. Preso! Bene arriverò in tempo per assistere l’intervento del Maestro in persona. Il treno si blocca per aspettarne un altro e … arrivo in ritardo. Per fortuna la navetta messa a disposizione dagli organizzatori fa servizio continuo. Imposto google maps e mi reco all’Autorità Portuale, o almeno quella che l’applicazione mi spaccia per tale. Lì, decine di autobus di tutti i tipi mi sfrecciano davanti per più di mezz’ora, qualsiasi mezzo ma nessuna navetta…google maps mi ha truffata, ed io me ne sono accorta tardi, tardissimo. Non resta che fare come gli antichi: vado a piedi. “Ok google naviga verso molo di levante” zzzzooom: la spunta rossa si posiziona in centro città VIA Molo di Levante.

Android: “Desideri davvero disinstallare google maps?”

Io: “Si” click

Ok, metodo degli antichi numero due: “Buongiorno buonuomo sa dirmi dove sia l’autorità portuale?”…altri 10 minuti di camminata sotto il sole cocente a 35 gradi senza ombra alcuna. Navetta. Molo. Inaugurazione finita. Le parolacce immaginatevele da soli.

Però il terzo paradiso è lì, e al suo centro c’è Pistoletto con gli occhi puntati verso gli obbiettivi dei giornalisti.

Pistoletto Terzo paradiso Catania

Per quanto la mia trasferta sia cominciata male nulla le ha impedito di migliorare. Ero piccina quando lessi per la prima volta il suo nome sul manuale scolastico di G. C. Argan di mia madre, ed ora sto per stingergli la mano. Tre secondi dopo mi ha anche fatto un autografo. Uno sguardo limpido e vivace quello del signor Michelangelo, che non tradisce la sua età, portata con grande eleganza.

Pistoletto Potrait

Mi dedico ancora due minuti a scattagli qualche ritratto e poi mi soffermo dal molo superiore a godermi questo enorme lavoro, che vuol scuotere gli animi come un urlo del mare, ma così composto, leggibile, universale. Eppure manifesta la cruda violenza che abbiamo usato contro l’indifesa fauna marina.

Il terzo paradiso di Catania potrà essere ammirato nel superbo scenario del porto fino al 15 luglio. Per arrivarci, sconsiglio l’uso del navigatore.

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*Il curatore, Germano Celant nel 1967 scrive un articolo su Flash Art dal titolo Appunti per una guerriglia lanciando il movimento dell’arte povera.

 

 

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