“Come vorresti trascorrere il tuo compleanno?”, senza esitare rispondo “Portami in un museo!”
Suvvia, chi di voi non gradirebbe una risposta del genere dalla propria fidanzata? 12€ di biglietto sono molti meno di quelli che spendereste per una cena a base di caviale e champagne! Sono una donna da sposare, lo so 😛
La mia scelta è ricaduta sulla nobile galleria di Via del Corso. Chiunque abbia studiato arte sui manuali, avrà trovato ripetutamente i cognomi Doria e Pamphilij nelle didascalie sotto le illustrazioni dei più bei dipinti che vanno dal primo rinascimento al tardo barocco.
Arriviamo alla biglietteria alle 17:20 circa. L’ingresso è comprensivo di audioguida, una gradita sorpresa!
Ci accoglie il bel cortile al quale tutto il palazzo signorile affaccia. Un piano di scale e si è immersi nel fasto di una sala tappezzata di vedute paesaggistiche, esposte secondo il criterio in uso nel 1600, detto a incrostazione*, che non snatura affatto questa collezione tematica, anzi! Alcuni dipinti, infatti, sono stati realizzati con dimensioni apposite da coprire i vuoti lasciati dalle altre cornici già disposte alle pareti. Qui, comincia a raccontarci un po di storia, la voce del Principe Doria Pamphilj. Ci invita a sederci… si prospetta una spiegazione particolareggiata a quanto pare. Ed è così. Molti dettagli sulla sua famiglia, su come i suoi avi abbiano influenzato la storia di Roma, sulla costruzione dell’edificio…Dopo dieci minuti abbondanti, finiamo di ascoltare e andiamo oltre.
Per tutti i seguenti ambienti l’esposizione dei dipinti è stata mantenuta sullo stesso stile ma senza un unione tematica, proprio come l’ortodossia del metodo secentesco vuole. L’audioguida continua a raccontarci degli arredi pregevoli, delle tappezzerie, dei decori del soffitto, della celebrazione del casato nobiliare, ma sembra quasi un optional la descrizione della collezione d’arte. Si preferisce raccontare che la cera con la quale viene manutenuto il pavimento in cotto, proviene dalle proprietà agricole appartenenti al blasone di famiglia, anziché dedicarsi alla descrizione delle opere di inestimabile valore e importanza custodite tra quelle mura.
Io condivido ed apprezzo la scelta del preservare l’antico allestimento, congela nel tempo l’atmosfera dell’epoca barocca, ma ciò sacrifica in maniera eccessiva la godibilità dei capolavori.
Ma fosse solo questo il problema: a chi diavolo può piacere mai doversi sporgere sul banco del bookshop zeppo di volumi, per poter godere di un Andrea del Sarto? Il bookshop è infatti stato ricavato all’interno del percorso espositivo in maniera a dir poco invadente. Una sala, di già modeste dimensioni, soffocata da un negozio è un ulteriore ostacolo alla visione dei dipinti.
Le sale tutte zeppe di capolavori sono un belvedere d’insieme, ma una collezione di tale entità non può essere trattata come un pezzo d’arredamento!
Sulle cornici di ogni quadro, solo il nome dell’autore o presunto tale. Mi spiego: come possono esserci due dipinti identici di Caravaggio nello stesso museo? E poi, quale dei due sia realmente stato creato dalle mani del genio, se mai uno lo sia, non è dato saperlo. Per i titoli e la datazione delle opere vi consiglio di stamparvi l’elenco completo delle opere disponibile sul sito del palazzo, perché qui non troverete nessuna didascalia.
La galleria è di difficile lettura per chi non ha un occhio espertissimo. Solo di alcuni pezzi il supporto audio da informazioni, ed alcuni non sono neanche i più mirabili ma solo i più celebrativi della famiglia ospite.
L’onniscenza non è una mia dote… e neanche una delle vostre immagino… Quindi noi comuni esseri umani, non ci possiamo votare ad essa.
Ok, le didascalie potrebbero essere motivo di disturbo ottico dell’insieme dell’ambiente, ma consideriamo anche che i “numeroni” su cartoncino bianco, attaccati col biadesivo alla base delle opere, per richiamare il codice della spiegazione audio (dove c’è), non sono tutto questo gran tocco di armonia!
Le soluzioni riguardo i supporti per una corretta e semplice informazione al pubblico, che non intacchino la preservatissima coerenza di stile, potrebbero essere tante, tantissime.

Altra pecca, l’illuminazione: la godibilità dei dipinti è compromessa oltre che dalla disposizione e la carenza di chiarezza didattica, anche da riflessi di una luce, anche troppo fioca, che costringe ad allontanarsi di un paio di metri dai capolavori per averne una visione di insieme. Forse, all’ingresso ,oltre al supporto audio, avrebbero dovuto fornircene anche uno ottico… un binocolo ad esempio!
Non mi meraviglio che su Tripadvisor il dipinto più apprezzato dai visitatori sia proprio il Ritratto di Innocenzo X di Velasquez: è l’unico ad avere un esposizione degna di un museo: illuminazione corretta, fondo monocromatico ed una sacrosantissima didascalia.

Bellissimi i busti di Innocenzo X di Bernini (si sono due… si entrambi suoi, ma uno l’aveva rotto e si è dovuto scapicollare a fare l’altro per rispettare la consegna. Anche i più grandi maestri avevano problemi con gli imprevisti). Mirabilisimi anche gli altri finissimi ritratti marmorei di Algardi.
Tutto sommato, le sculture potrebbero essere ben fruite nelle posizioni scelte per loro nell’allestimento, sempre che sapessimo cosa stiamo guardando: anche qui, nella Galleria degli Specchi, niente cartellini illustrativi.
Fumetti con tanti punti interrogativi e tanti simbolacci di rabbia (che neanche Paperino!) si affollano sulle nostre teste.

Durante la visita a questa ala di metà del percorso circa, ci si avvicina un custode e ci invita ad affrettarci, la galleria avrebbe chiuso i battenti entro 10 minuti. Eh? Io ho pagato (o meglio mi è stato regalato) un ingresso per vedere mezza galleria? Avendo avuto maggior coscienza di quanto tempo ci sarebbe servito, non mi sarei affatto persa nelle diluite chiacchiere del caro Principe! O sarei tornata la mattina dopo.
Mi affretto a dare un’occhiata veloce, e indegna di tali opere, al Riposo durate la fuga in Egitto di Caravaggio (la Maddalena penitente era in prestito chissà dove nel mondo, e la vocina alle orecchie continuava ad indispettirmi descrivendola in tutto il suo invisibile splendore), all’Annunciazione di Filippo Lippi… e via…

Perché nessuno in biglietteria ci ha informato riguardo il tempo necessario ad una visione completa del museo? E i nostri fumetti si sono riempiti di parole da censurare…
Tracciamo una linea e tiriamo le somme.
Per chi come me, si reca alla Galleria Doria Pamphilj per ammirane dipinti del calibro di Guido Reni, Guercino, Carracci, ecc… è stato difficile individuarli, comprenderli e apprezzarli. In alcuni casi queste operazioni sono state proprio impossibili.
Se invece amate rivivere il clima di palazzo, e sognare ad occhi aperti di indossare vaporosi abiti, il principe vi saprà intrattenere con grande savoir faire.
La mia è una recensione negativa purtroppo, spero solo possa aprire gli occhi agli addetti ai lavori e spronarli a fare meglio. Mi auguro con tutto il cuore che un tesoro di enorme importanza come quello custodito tra quelle mura possa essere comprensibile e fruibile al meglio per ogni visitatore, è un loro diritto.
Con tutto questo ben di Dio, basterebbe così poco…
Ciao cara Adriana, pur soffermandomi in particolar modo su questo post per il semplice fatto di aver subito fortemente il fascino della Galleria in una delle mie ultime “gite” romane, premetto che rivolgo anche agli altri tuoi scritti i complimenti per una osservazionione minuziosa, intelligente, ironica seppur a tratti… “criticona” : ) In effetti alla Doria Pamphilj si acquista il biglietto per vedere più esposizioni: pitture, sculture, pezzi di antiquariato, tappezzerie e soffitti affrescati che sembrano avvolgerti in un’epoca passata di cui hai quasi nostalgia pur non avendola mai vissuta! Concordo perciò che l’allestimento potrebbe risultare “eccessivo” e confusionario per un occhio poco “educato” all’arte, soprattutto se consideriamo in molti casi la difficoltà di risalire al titolo delle opere,di collegare il numerino all’autore e così via…Credo però che il problema delle didascalie non sia solo un fattore estetico bensì un problema molto, ma mooolto più serio…temo che i curatori si siano totalmente arresi nel ricavarci il benchè minimo spazietto dove poterle apporreee, ahahahh : )))))) !!! Bye Adriana, continua così
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