Oggi voglio darmi alla vita dissoluta, passeggiare per Pigalle, sorseggiare dell’assenzio e … tonare indietro nel tempo di più di un secolo! Il mio genio della lampada è lui, Henry Toulouse Lautrec.
Direzione Ara Pacis, quanto mi piace questa struttura! Non sono affatto d’accordo con chi l’ha denigrata per la sua lineare modernità.
Biglietteria: 11€ solo mostra, onesto. Meglio ancora se possedete una qualsiasi carta del circuito Mastercard, vi beccate una riduzione arrivando a 9€
“Prego, accomodatevi”. L’atmosfera c’è grazie anche a gigantografie di fine ottocento raffiguranti le strade parigine. Una panca davanti ad monitor ti invita a guardare un video documentario sulla vita dell’artista. Subito dopo troneggia, solo soletto, uno dei pezzi forti: il manifesto di Divan Japonais! Colori brillanti, linee definite e aria di baldoria. Un ottimo benvenuto!
Le sale seguenti sono state allestite con molta attenzione e rispetto per la corretta fruizione delle opere. Si viene accompagnati per mano dallo stesso artista nel suo tempo e nel suo ambiente.
Per cominciare ci porta nei locali notturni che tanto gli piaceva frequentare, attraverso manifesti di grandi dimensioni e grande fama (tra cui Les Ambasadeur: Aristide Bruant) e litografie di minori dimensioni con le quale “spettegola” su chi frequentava quei luoghi: le linee caricaturali accentuate sembrano suoi piccoli sghignazzi a mezza bocca, evidenziano il carattere (dove altero e snob e dove piacione e godereccio) di chi lo circondava. Il carattere di una persona in pochissime linee!
Henry ora ci accompagna in tipografia. Sapete come si esegue una litografia? E come la si colora con una tecnica a spruzzo? La misteriosa Passeggera numero 54 ce lo spiega fase per fase: in esposizione un esemplare per ogni fase di lavorazione del manifesto che la ritrae.
Ora il teatro. Toulouse Lautrec non si limitò ad illustrare programmi, spartiti e locandine, impersonò anche la regia di performance dai gesti espressivi, dalle radici antiche rese modernissime e quasi futuristiche. I video di queste scene sono visibili su degli schermi. Ci si sofferma ad ammirare la sua voglia di stupire con effetti speciali colorati e teneramente artigianali, e comunicare attraverso gli attori la cui esibizione era ispirata dalle stampe giapponesi tanto in voga tra i collezionisti parigini.
Via, dietro le quinte a stringere le mani alle dive del suo tempo. Nome e cognome di ognuna, ritratti di scena ed esaltazione del loro talento. Ormai sono artiste senza segreti: Jeane Avril (del quale è presente anche il manifesto in cui mostra la sua esuberanza durante il cancan) e la Goulue ballerine frivole, ma anche artiste più impegnate come cantanti di fama internazionale e performer dai costumi coreografici.
Scende la notte, Henry ama addormentarsi tra le braccia di una donna. Adorava la quotidianità femminile, e come fosse una mosca, ritraeva i loro gesti di ogni giorno come fossero riti, i visi assonnati durante il sonno e al risveglio come massimo elogio alla loro natura. L’ammirazione per il genere femminile, suo rifugio e sua condanna, è evidente in pose che esaltano l’anatomia e la spontaneità dei gesti.
Una chicca che ho notato: questa ala anulare, che da qualche perbenista può esser considerata un po’ scabrosa, è isolabile dal resto del percorso espositivo, si può infatti far bypassare facilmente al pubblico di età scolare che viene coinvolto dai vari laboratori didattici dedicati, senza che la continuità espositiva ne risenta.
In ultimo gli amici, la società della Parigi bene, quella “diurna” diciamo. Mondanità fatta di corse in automobile, sketch divertenti, illustrazioni di storie e uscite a cavallo. Un altro dei volti di Henry.
Adesso conosco Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa, l’ho affiancato in alcuni dei giorni della sua vita, quelli più importanti per la sua arte. In tutta la sua vita, si è presentato e raccontato attraverso opere serie e non, i curatori della mostra non hanno fatto altro che ascoltarlo e rivelarlo a tutti noi con i giusti supporti didattici!
A differenza dei tanti comunicati stampa che fan sembrare diamanti delle schegge di vetro, quel che le brochure pubblicitarie di questa esposizione illustrano, con tono da manuale delle scuole medie, non rendono la reale validità della mostra. Io vi consiglio di non perderla!
Ps: L’ironia così presente nella vita del, ormai, nostro amico Henry, non poteva che chiudere questa esposizione … e io apprezzo … apprezzo tanto! 😛