Occhi a cuoricino … non sono mai riuscita ad andare a Parigi, ecco l’occasione per vedere dal vivo le varie gradazioni di luce dipinte da Monet sulla cattedrale di Rouen, partecipare alla festa al Mulin de la Gallette con Renoir … Emm No! Ok, ho esagerato con le aspettative, un museo di quella portata non può certo spogliarsi dei propri pezzi forti per una mostra all’estero … o no? O perlomeno … i francesi non lo fanno. Invece a me capita spesso di entrare in uno dei nostri musei e non trovare una delle opere più famose. E quanto rosico!
Tornando a noi, complesso del Vittoriano eccomi. 12 € l’ingresso, è nella media per una mostra di opere antiche. Prendo una brochure e leggo qualcosa riguardo il fil rouge della mostra, diverso da ciò che speravo, ovviamente.
La Prima sala fa da introduzione: un filmato in francese (suppongo fornito dal Musée D’Orsay) ci narra tutta la favola della nascita di questa nuova corrente e della società con la quale ha dovuto fare a pugni. Bello e interessante, ricco di immagini di quel tempo. Ora un corridoio ci presenta sulle sue pareti tutte le biografie dei nostri eroi parigini, i giganti e i meno famosi ma non meno importanti. Conoscete già Berthe Morisot? Pittrice e personaggio di sostegno per alcuni dei grandi impressionisti. Io l’ho scoperta qui. Qualche pannello illustrativo è corredato da opuscoli di manifesti e teorizzazioni che esplorano questa nuova avventura stilistica.
Procedo. La prima delle cinque sezioni in cui si articola l’esposizione “Un nuovo ritratto d’artista” Ed è tutto un susseguirsi di ritratti ed autoritratti, alcuni in posa, altri del tutto sbragati e fieri di mostrare la loro vita brava, altri ancora in bronzo. Scopro qui, il potenziale ritrattistico di Degas e la verve quasi berniniana dei mezzibusti di Rodin.
Un distacco quasi nullo c’è tra questa e la seconda sezione “L’intimità”: interni che descrivono il quotidiano ottocentesco abitati dai pittori dell’ambiente. Di interesse ho trovato L’atelier di Bazil: il padrone di casa, con la sua tavolozza in mano, si attornia di colleghi e amici, tra cui Manet che osserva la tela sul cavalletto, Renoir e Monet sulla sinistra, e tutt’intorno nell’ambiente dipinti oggi sparsi per le collezioni di mezzo mondo. Un’interessante fotografia di gran valore storiografico.
Il resto della mostra è al piano superiore. In cima a queste scale un ambiente molto arioso e ben illuminato che come un soppalco sovrasta l’ambiente inferiore. Qui si accede alla sezione “ritrarre l’infanzia”, che personalmente ho trovato noiosa in quanto monotona: un 80% dei quadri esposti erano tardi Renoir di bimbi con la faccia tonda, le guanciotte rosse e gli occhi luccicanti… ne bastava anche solo uno.
Seguono (non ben contestualizzati nella sequenza di divisioni tematiche) dei ritratti di ottima fattura ed esemplari di scultura. Molto bello il Medardo Rosso, seguito dallo studio della ballerina di Degas: fiera, concentrata e composta.
Ora giù. Tadaaaaan! Il balcone di Manet, L’altalena di Renoir, il Ritratto di Donna con Caffettiera di Cezanne, il suo studio de i Giocatori di carte … tutto lì. Mi perdo guardando i dipinti per minuti (l’esposizione alla luce è buona e dove c’è il vetro è antiriflesso), scopro cosa c’è di impressionista nelle campiture piatte di Manet, immagino per quanto l’abbia studiata Renoir la resa delle frasche nella luce dell’altalena, vedo distintamente i solidi volumetrici del quale parlava G. C. Argan nei suoi manuali riferendosi a Cezanne!
Ma in che sezione siamo? Bho! Questa sala è grande e zeppa di capolavori.
Ho quasi timore ad avvicinarmi al busto di Victor Hugo di Rodin che dall’alto della sua dimensione sembra guardarmi storto come anche l’Ercole Farnese nel Museo archeologico di Napoli ha fatto anni addietro 😛 Possente, intenso e classico. Accanto a lui la porta da sul bookshop… Ma come?!?! Di Già?!?
Grandi nomi, grandi autori, insolite prospettive ed insoliti soggetti. Credo dopotutto che questa sia l’ennesima mostra vittima di una pubblicità poco valida, di un titolo che con quel “tête a tête”, aggiunto ma quasi mai pronunciato, non ha reso bene l’idea dell’esposizione che si andava a realizzare. L’ho trovata breve, e un po’ confusionaria in alcuni passaggi, per ciò che riguarda il percorso didattico che voleva essere comunicato, ma ha molto arricchito il mio sapere riguardo il backstage di un epoca di evoluzione così importante e dato l’occasione di conoscere più sfaccettature grandi maestri, spesso, purtroppo, noti solo attraverso i loro dipinti più inflazionati.