Tra il motivi per cui mi sono precipitata a Palermo a fine luglio, c’era l’irrefrenabile curiosità che nutrivo riguardo la mostra PURIFICATION di Bill Viola a Palazzo dei Normanni. Il suo stile accattivante ed etereo mi ha sempre stuzzicata.
Chi è BILL VIOLA? Si può dire sia il maggiore videoartista vivente, e lo si può fare senza remore. Newyorkese di nascita gira il mondo per studiare e perfezionare la sua ispirazione: per 40 anni ha creato videocassette, installazioni video architettoniche, ambienti sonori, performance di musica elettronica e lavori per la trasmissione televisiva. Spesso lascia che le sue sequenze filmate dialoghino con i luoghi in cui vengono proiettate, con il patrimonio artistico culturale e spirituale del luogo. Le installazioni di Viola constano in ambienti totali che avvolgono lo spettatore in immagini e suoni, realizzati impiegando tecnologie all’avanguardia e distinguendosi per la loro precisione ed essenzialità. Viola usa il video per esplorare i fenomeni della percezione sensoriale come via per la conoscenza di sé. Le sue opere si concentrano su esperienze umane universali – la nascita, la morte, il dispiegarsi della coscienza – e hanno radici sia nell’arte orientale e occidentale che nelle tradizioni spirituali, tra cui il buddismo Zen, il sufismo islamico e il misticismo cristiano.

Quel che trovi in tutti i comunicati stampa riguardo questa mostra è:
Bill Viola, l’egregio artista americano, arriva a Palazzo Reale di Palermo per la sua mostra titolata Purification (venghino siòri venghino!) mostra fruibile dal 10 luglio 2021 al 28 febbraio 2022, organizzata dalla Fondazione Federico II in collaborazione con l’ARS, l’Assessorato Regionale per i Beni Culturali e curato da Patrizia Monterosso e Kira Perov . “Abbiamo tutti bisogno di purificazione dalla pandemia globale, quindi è una mostra molto tempestiva che offre sostentamento e guarigione ai suoi visitatori”, dichiara la Perov, direttore esecutivo del Bill Viola Studio…
E amen, tutti i santi sono stati nominati!
Quel che invece nessuno dice è quanti lavori siano in mostra, non viene fornita una storia critica delle opere e che (nota dolente) non è permesso fare foto o video. Per questo motivo ritengo necessario raccontavi l’esperienza di questa esposizione a parole anziché con le immagini, limitandomi a corredarlo col materiale fotografico diffuso dalla Fondazione Federico II o dalle testate giornalistiche. Quindi giochiamo un po’ di immaginazione.

E’ allestita nella Sala Duca di Montalto, ambienti sotterranei restituiti alla fruizione nel 2018, situata proprio sopra agli scavi che di recente hanno riportato alla luce impianto murario punico di circa 2500 anni fa. L’ampia Sala, originariamente destinata a deposito di munizioni, nel tempo fu trasformata in locale per le udienze estive del Parlamento e infine in stalle durante la dominazione borbonica (e si perché i Borbone ci tenevano che i loro cavalli si godessero gli affreschi meravigliosi del soffitto, mannaggia a loro!). Un grande ambiente in penombra raggiungibile scendendo una rampa di scale, che per l’occasione è stata animata da una proiezione di video mapping che simula sui gradini una cascata, anticipazione del tema portante della mostra.

Subito sulla destra 4 delle 6 opere di Bill Viola esposte, si tratta della serie Martiri creati nel 2014 per l’installazione alla cattedrale di Saint Paul di Londra. Quattro schermi piatti di cm 107.6 x 62.1, installati verticalmente, riproducono i filmati in cui 4 soggetti sono in balia ognuno di un diverso elemento della natura. I video vengono riprodotti in sincro, durano 7 minuti e dieci secondi, tempo nel quale tutto è dilatato dal rallenty tipico dello stile di Viola: gradualmente la scena si anima ed ogni corpo subisce il supplizio. Air Martyr, Earth Martyr, Fire Martyr e Water Martyr l’uno a fianco dell’altro, nell’attesa consapevole di ciò che sarà di loro, lasciano che il visitatore noti ogni impercettibile movimento in una dimensione dimensione sospesa. L’elemento arriva, con violenza ma senza velocità, il suono è pulito: il coinvolgimento è totale, come se tu stesso faccia parte di quel universo. Nessuna sofferenza sui loro volti nonostante vengano battuti dal vento, coperti di terra, circondati dalle fiamme e investiti da un violento scroscio. Unisce tutti e 4 i martiri, lo slancio verso o dall’alto, direzione fortemente collegata con l’obiettivo principale dell’atto di purificazione, l’elevazione dalle tenebre.

Tutto intorno a noi, antichi fonti battesimali, paliotti e sculture della collezione del Palazzo Reale, reperti che nella religione cristiana, islamica e pagana rimandano all’acqua ed alla sua ancestrale funzione purificatrice per l’anima. Riportata sui muri su più punti la frase su cui Bill Viola basa la filosofia della mostra:
“We need new sacred images for our time”
“abbiamo bisogno di nuove immagini sacre per i nostri tempi”
Avvolta nell’ombra, infondo alla sala, la più nota delle opere di Viola: L’Ascensione di Tristano. Imponente, il suo schermo misurerá almeno 3 metri. Realizzata ed esposta per la prima volta nel 2005, è ispirata al melodramma Wagneriano sull’amore negato tra Tristano e Isotta. Tristan’s Ascension (The Sound of a Mountain Under a Waterfall), il titolo originale, mostra in un ambiente neutro color antracite, un uomo, apparentemente morto, steso su di una superficie, dalla quale gradualmente, come una pioggia in reverse, piccole gocce si dirigono verso il cielo. Le goccioline pian piano formano uno scroscio impetuoso, una cascata ascensionale che finisce per trascinare con se anche il corpo dell’eroe. Si solleva e ascende al cielo, tra i nobili di cuore, sostenuto, accompagnato e purificato dall’acqua. Alla fine tutto resta asciutto lasciando il vuoto.

La qualità delle immagini è eccellente anche nel grande formato, la lentezza rende il processo ipnotico. Nonostante questo processo impieghi diversi minuti, avrete voglia di riguardarlo: la prima visione è coinvolgente ed totalmente immersiva, la seconda proverete a fare in modo che sia più analitica, ma vi incanterà in egual maniera. La comunicazione del messaggio è forte e diretta, poetica e cruda, evocativa e concreta.

La sorpresa è un site specific, appositamente creato per la mostra di Palermo: si tratta di un ambiente il cui pavimento ed il soffitto è coperto da specchi, sulle pareti laterali vengono proiettati animazioni di immagini. Si tratta della rielaborazione grafica di tutte le opere presenti a Palazzo Reale che riguardino l’acqua. Trovi cosí i tanti piccoli tasselli musivi della Cappella Palatina, formare spigolosi zigzag o fluttuare più naturalmente come a formare delle onde. L’acqua è la correlazione tra uomo e sacro. L’illusione ottica di esser sospesi ci lascia immedesimare in Tristano e nei Martiri, ci permette di esser purificati come loro, ma attraverso forme che riguardano il nostro passato, linee e colori che riconosciamo e di cui riconosciamo istintivamente la valenza spirituale. L’immagine non accade ma si genera moltiplicandosi in uno spazio infinito. Il fruitore diventa parte integrante dell’opera, partendo dall’immagine concreta, va oltre la percezione della materia.
Il bilancio della mostra è del tutto positivo, la consiglio. L’unica accortezza che vi chiedo è di assecondare l’ambiente che vi circonda, fate in modo che chi come voi è lì non venga disturbato dal vostro vociare o da quello dei guardiani che continuano senza sosta a urlare “no foto no video”. Respirate profondamente, come prima di un tuffo, e immergetevi.
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