A due passi dal duomo, in via XXIV Maggio, una notevole collezione di arte del XX secolo, poco nota ai più, occupa i locali ella ex falegnameria del palazzo della Provincia di Messina. Di recente costituzione, la raccolta delle opere è frutto del fermento culturale, animato da concorsi nazionali e mostre internazionali, degli anni che vanno dal 1983 al 1992. Eventi questi in cui spesso si rese protagonista il critico d’arte Lucio Barbera, al quale la galleria fu dedicata. Ufficialmente la campagna acquisizioni iniziò tra il 1987 ed il 1991, ma la creazione di una struttura museale si concepì solo nel 1997.
Finalmente il 9 maggio del 1998, apre i battenti la Galleria Provinciale di Arte Moderna e Contemporanea di Messina. Un unico locale di circa 500 mq a piano interrato, ospita pezzi di grandi nomi dell’arte messinese, italiana ed internazionale, senza disporle con un ordine cronologico preciso, a causa dell’esiguità di spazi, l’allestimento ad ogni modo non perde quest’occasione per creare nuovi dialoghi tra le opere.
Il pezzo più antico è Ragazza con il libro di Felice Casorati, datato 1909/10, in cui la dolce morbidezza delle sue pennellate incontra nel volto tratti della ritrattistica secessionista di Klimt. Esposto a dialogo con altri dipinti figurativi, alcune vedute e dipinti di esponenti del neo realismo in cui campeggia il Picconiere di Renato Guttuso, esemplare della piena attività di promozione proletaria del pittore. A prender il là dai suoi colori un dipinto di Giuseppe Migneco, il Ballo dei contadini, solido esponente del realismo espressionistico e la Ragazza al mercato di Mario Maffai. Ancora tra i figurativi sono degni di nota i dipinti di Carlo Corsi, una Figura femminile con cappello che sul suo rovescio ne nasconde una un’altra sdraiata sul fianco, del 1952 ed un ritratto di Donna a mezzobusto del futurista Giulio D’Anna.

La collezione costituisce un completo panorama della vitalità artistica italiana, è presente un assaggio di ogni corrente che influì sull’arte odierna: a rappresentare l’arte povera un Polittico di 7 pannelli di Alighiero Boetti; per lo spazialismo, oltre all’opera del padre di questa tendenza, Lucio Fontana, Concetto Spaziale del 1956, anche una tela estroflessa monocromatica di Agostino Bonalumi del 1967, Black Nero 2177; esponenti di spicco della pop art italiano Franco Angeli, noto per i suoi stencils anticapitalisti, di cui è presente uno dei suoi noti Half Dollar del 1966, e l’inventore del “dècollage” Mimmo Rotella. Di quest’ultimo il suo Viaggio a Mosca del 1988 è un punto di forza della galleria, date le sue rilevanti dimensioni, e la purezza della dimostrazione della sua tecnica, che prevede la sovrapposizione di manifesti pubblicitari su supporto metallico successivamente lacerati ed utilizzati come supporto per il colore.


Oltre ad opere di matrice locale, che rispecchiano l’elaborazione delle tendenze nazionali, di maestri come Antonio Freiles, Gianfranco Anastasio, Felice Canonico, Bruno Samperi, Togo e Mariella Marini, due nomi interazionali spiccano per qualità tra l’elenco delle opere. Il primo è quello del russo Alexander Liberman, Vrata VII (1983) in cui concilia ogni concetto appreso nella sua carriera, lasciando spazio nelle forme al costruttivismo architettonico, nella scelta dei colori all’espressionismo astratto, e alla sperimentazione utilizzando la tecnica del collage sovrapponendo tela e cellophane. Del londinese Howard Hodgkin (recentemente scomparso) è il dipinto di piccole dimensioni Autumn Lake caratterizzato dalla peculiarità dell’artista di estendere alla cornice la superficie pittorica.
Piccolo museo ma ricco di storia dello scorso secolo, non esclusivamente dedicato all’arte, ma di notevole interesse anche per l’esposizione del fondo Salvatore Quasimodo, di cui si possono leggere pagine autografe, missive private e istantanee legate alla sua vita.